Il Montenegro è un piccolo Paese dei Balcani, suggestivo e molto panoramico, che racchiude un’importante storia e una forte identità culturale. Da qualche anno è diventato meta di pellegrinaggio da parte degli amanti delle due ruote, e così decidiamo di metterci in viaggio proprio verso questo territorio, per scoprire in particolare la sua storia politica, sociale e culturale.
Montenegro, Welcome Bikers
Dopo aver varcato il confine nord-occidentale, quello costiero, che separa il Montenegro dalla Croazia, ci troviamo di fronte all’immagine più classica dei Paesi che si affacciano alla globalizzazione: piccole case, alcune prive di intonaco, che fanno da contraltare ai nuovi alberghi, ai casino e ai centri commerciali in costruzione. Sono molte le trattorie che in questa zona sfoggiano l’insegna “Welcome Bikers”, invito a cui rispondiamo ben volentieri per rilassarci con una bibita fresca.
Siamo sulla E65 che costeggia il Boka Kotorska, le Bocche di Cattaro, e che si trasforma nella E80 sino a Kotor (Cattaro, appunto). Il primo borgo marino che visitiamo è Herceg Novi (Castelnuovo), un piccolo centro costiero con la tipica stari grad, la città vecchia, caratterizzata da edifici e strade di pietra bianca, uno stile che ritroveremo identico in tutti i borghi marini del Paese.
Herceg Novi, guardiana delle Bocche di Cattaro
Herceg Novi è una delle maggiori destinazioni turistiche del Montenegro, pur essendo priva di spiagge sabbiose. Il grande forte che si erge all’estremità più alta del centro storico è la Kanli Kula, la Torre Sanguinosa, così nominata per ricordarne le origini di prigione durante la dominazione turca, e oggi trasformata in uno dei più bei cinema-teatro all’aperto dell’Adriatico. Il bastione sul lungomare è invece il Forte Mare, costruito dai Veneziani durante gli oltre cento anni di occupazione del luogo. Per via della sua posizione strategica, Herceg Novi è sempre stato uno dei due “guardiani” delle Bocche di Cattaro, l’unico fiordo dell’Europa meridionale, ammirabile in tutte le possibili prospettive. Il Boka, come lo chiamano qui, costituisce una delle aree di maggiore interesse turistico: qui, dove ogni giorno si insinuano le grandi navi da crociera, si susseguono in modo repentino le ripide pareti rocciose e gli scintillii smeraldini delle acque dell’Adriatico. Ammirare questo patrimonio naturale dalla nostra motocicletta è senza dubbio il valore aggiunto di questo tour: respiriamo a pieni polmoni l’aria del mare e dei sempreverdi, ammirando la vita e la storia del luogo.
Tivat, il porto turistico più grande
Sfruttiamo il traghetto che attraversa lo stretto di Verige, tra Kamenari e Lepetane e, con una manciata di euro e pochi minuti di traversata, arriviamo a Tivat: l’altro “guardiano” del Boka, la più grande base militare dell’Adriatico meridionale ai tempi del maresciallo Tito, oggi famosa per il suo aeroporto e per il miglior porto turistico del Paese. Nel 2006, infatti, il miliardario canadese Peter Munk acquistò il fatiscente cantiere navale realizzando Porto Montenegro: seicentotrenta posti barca e una “cittadina” direttamente sul mare, con abitazioni di lusso disseminate tra vicoli tortuosi, ristoranti e negozi di moda; sicuramente uno dei primi grandi segnali di sviluppo turistico del Paese nell’ultimo ventennio.
Lungo la E80 fino a Budva
Venticinque chilometri di una E80 sin troppo trafficata nei mesi estivi (in Montenegro non vi sono autostrade), che si sovrappone spesso con la E65, ci conducono con curiosità alla più antica città della costa montenegrina: Budva. Il suo centro storico fu definito dagli architetti veneziani nel XV secolo, quando vennero realizzate numerose chiese e le nuove mura di cinta (ancora oggi visibili), intorno alle quali si trovano numerosi pub, yacht e locali alla moda. La Citadela, l’antico castello sulla piazza principale, che d’estate funge da teatro all’aperto, e Sveti Ivan, la chiesa di san Giovanni Battista, a tre navate, sono due delle principali attrattive storiche del borgo.
Dopo la fine della guerra dei Balcani l’urbanizzazione si è sviluppata rapidamente e da qualche anno Budva è diventata una potente calamita per turisti serbi e russi: stabilimenti balneari con tutti i comfort, hotel di lusso panoramici e appartamenti futuristici venduti a milioni di euro caratterizzano lo skyline della città nuova; l’affollamento serale della Slovenska Obala, la via principale pedonale, è qualcosa di unico, con turisti di ogni nazionalità, mercatini, ristoranti, musica dal vivo e fast-food.
Tra antico e moderno, passato e presente, nuova ricchezza e conservazione delle tradizioni, Budva è un meraviglioso contrasto che non scontenta nessuno ma, anzi, appaga tutti coloro che la visitano.
In discesa verso Petrovac
La strada litoranea, che da Budva scende verso Petrovac na Moru (Petrovazzo), ci regala scorci unici: dall’isola di Sveti Nikola alle baie di Bečići e Pržno, sino alla famosissima quanto suggestiva isola di Sveti Stefan, il soggetto fotografico più famoso del Montenegro. Da borgo quattrocentesco di pescatori a complesso alberghiero più costoso della ex Jugoslavia, su questo isolotto hanno trascorso le vacanze famosi attori (come Silvester Stallone e Sofia Loren) e grandi uomini politici (tra cui Helmut Kohl); una volta al giorno è possibile visitarlo in gruppi con una guida, accedendovi da un terrapieno collegato con la spiaggia.
Eccoci finalmente coccolati dalle invitanti curve panoramiche della M2 che dalla costa, all’altezza di Petrovac na Moru, si insinua nell’interno per trenta chilometri mozzafiato, con l’Adriatico alle spalle e la verde macchia mediterranea dinanzi a noi. Nei pressi di Virpazar, colonne di autobus parcheggiate lungo la strada ci accolgono al parco naturale del Lago di Scutari (in montenegrino Skadar, città che ha dato il nome al lago), il più grande lago della penisola balcanica, le cui acque sono equamente ripartite con l’Albania. Sono molte le escursioni che partono da Virpazar per gli appassionati delle incredibili varietà di flora e fauna che l’ambiente lacustre offre.
Dalla vicina baia di Godinje (a cinque chilometri da Virpazar) si può scorgere la fortezza di Grmožur, costruita nel 1843 su un’isola di pietra, prima di essere successivamente convertita nella Alcatraz dei Balcani, una prigione di massima sicurezza istituita sotto il re Nicola I: si narrava, infatti, che ospitasse i prigionieri che non fossero in grado di nuotare, rendendo praticamente impossibile la fuga.
La capitale: Podgorica
La mezz’ora di cammino che ci separa dalla capitale Podgorica scorre anonima sugli specchietti della moto: il caldo arido viene allietato solo alla vista delle immense distese di vigneti che ricoprono tutta l’area a sud della città. Sono molti i cartelli che, con fierezza, riportano lo slogan “Wine is the Pride of Montenegro”, Paese definito nel 2019 da una nota rivista inglese come il paradiso degli amanti del vino: dobbiamo dire che la scelta è vasta e la qualità, rispetto agli altri Paesi balcanici, è senza dubbio migliore.
Situata ai piedi delle montagne (podgorica significa infatti “ai piedi del colle Gorica”), sulle rive di sei fiumi, Podgorica presenta le caratteristiche di una moderna città europea, con un centro che dopo le cinque di pomeriggio si anima, soprattutto nella grande area pedonale che si viene a formare tra Marka Miljanova e Slobode, due fondamentali arterie cittadine. Da non perdere la cattedrale della Resurrezione, che spicca in tutta la sua magnificenza tra i vari centri commerciali che la circondano, famosa per i suoi interni ricoperti di dipinti in oro e mosaici; il Millenniun Bridge (che oltrepasseremo per uscire dalla città in direzione nord), costruito nel 2005, lungo centosettantatre metri, diventato il simbolo della città moderna anche per il suo richiamo alle opere del celebre architetto Calatrava.
Il monastero di Ostrog
Il caldo torrido di questa grande piana non si lascia intimidire neanche dal nostro spensierato incedere. I quaranta chilometri dell’anonima quanto rilassante strada secondaria che taglia la municipalità di Danilovgrad ci esaltano solo nella parte finale, fatta di meravigliose e ampie curve, che aprono a una delle più suggestive e importanti attrattive del Paese: lassù, a metà della parete rocciosa della rupe di Ostroška Greda, che domina la pianura di Bjelopavlići, appare in tutta la sua bellezza mistica il monastero di Ostrog. Appartenente alla chiesa ortodossa serba, il monastero venne fondato dal vescovo Basilio, a cui è dedicato, metropolita dell’Erzegovina nel XVII secolo. È il più popolare luogo di pellegrinaggio del Montenegro e ogni anno accoglie decine di migliaia di fedeli di ogni credo: ortodossi, cattolici e anche musulmani, perché anche questi ultimi due culti riconoscono le proprietà guaritrici delle reliquie di san Basilio, che qui sono conservate. La sua vista ci accompagna nella discesa a valle e lungo qualche chilometro della E762, che percorriamo in direzione Podgorica sino a imboccare la P23.
Nel cuore del paese
Quando lasciamo perdere le nostre ruote su questa mulattiera di montagna, ci sentiamo nel cuore del Paese, a stretto contatto con un territorio brullo e isolato: una strada stretta e panoramica, poche case, nessuna attività. Sessanta chilometri di quiete assoluta ci condurranno, in solitudine, a quella che fu la capitale del Regno del Montenegro sino alla prima guerra mondiale, dove la storia trasuda da ogni pietra che la sostiene: Cetinje (Cettigne). Oggi residenza del presidente del Montenegro, Cetinje ha un fascino che travolge e il ritmo della vita è scandito dal tintinnio degli strumenti di un vecchio fabbro che al Cafè Napoli incide i nomi dei turisti sui ferri di cavallo.
Qui tutto parla di lui, di Nicola I Mirkov Petrović-Njegoš, primo re e fondatore del Regno del Montenegro. Nato a Njeguši, un villaggio vicino a Cetinje, gli fu attribuito all’inizio del Novecento l’appellativo di “suocero d’Europa”, perché riuscì a far sposare cinque delle sue figlie con monarchi o principi europei: una di queste era Elena del Montenegro, seconda regina d’Italia come moglie di Vittorio Emanuele III. In pochi metri possiamo ammirare il palazzo di re Nicola, costruito nel 1867 e ora sede del museo nazionale del Montenegro; il palazzo Biljarda, antica sede reale e ora museo d’arte; il palazzo Azzurro, un tempo residenza del principe erede al trono, oggi residenza ufficiale del presidente del Montenegro. Poco oltre visitiamo la chiesa Na Cipuru, la cappella di corte fatta costruire da Nicola, dove possiamo ammirare le tombe di marmo bianco che contengono le spoglie del re e della sua amata moglie Milena. Una così piccola cittadina con una storia immensa!
Sulle cime del Parco nazionale del Lovćen
Giriamo la chiave e diamo gas, consapevoli di lasciarci alle spalle la “storia” del Montenegro. Dopo pochi chilometri iniziamo a percorrere le avvincenti curve del parco nazionale del Lovćen, oltre seimila ettari dominati dalla cima Štirovnik (1.749 metri di altitudine), che con la sua maestosità copre parte del monte Lovćen. Fondato nel 1952, questo parco protegge un ricco patrimonio storico, culturale e architettonico; qui possiamo vedere le vecchie case degli insediamenti estivi dei pastori montenegrini, tipiche di questa area di Paese.
Strade panoramiche e verdi boschi ci portano verso la seconda cima del parco (Jezerski Vrh, 1.657 metri di altitudine), dove si trova uno dei monumenti più importanti di tutto il Paese, realizzato dal governo montenegrino nel 1951: il mausoleo di Petar II Petrović-Njegoš, un principe-vescovo, poeta e filosofo le cui opere sono considerate le più importanti della letteratura montenegrina e serba. Da questo sito si vede ogni parte del territorio montenegrino.
La strada dei cinquanta tornanti
Siamo quasi alla fine del nostro avvincente tour che, per noi amanti delle due ruote, si chiude davvero nel migliore dei modi: dal Lovćen scendiamo verso la baia di Cattaro percorrendo la strada più spettacolare del Paese, conosciuta come la Strada dei cinquanta tornanti, il cui tratto più impegnativo, il Kotor Serpentine (otto chilometri circa), regala incontri da brivido con mucche al pascolo e minibus turistici che conducono, come pazzi, i croceristi al parco del Lovćen.
Ed eccoci finalmente alla famosissima Kotor: un borgo medievale protetto dalle antiche mura risalenti al 1420, a cui si può accedere tramite tre porte (Morska Vrata è quella principale) e circondato da una dozzina di chiese. Meravigliosamente conservata, Kotor è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità Unesco dopo il terremoto del 1979: spicca, tra tutte, la cattedrale di san Trifone, risalente al 1166. Il centro storico di Kotor è vivace, come i vini locali che si possono degustare nelle tante konoba (locande), ed è animato dai tanti turisti che, come noi, vengono ad ammirarla in tutto il suo splendore.
Adesso non rimane che partire verso casa; come sempre, alla fine di una fantastica vacanza, questo è il momento più doloroso e oggi lo è ancor di più, perché ci lasciamo alle spalle un piccolo Paese che ci ha fatto innamorare per storia e strade.
Informazioni utili
Il viaggio si è svolto in piena estate, periodo in cui i centri costieri sono presi d’assalto dai turisti. Per chi vuole abbinare la movida della costa alla tranquillità dell’entroterra (poco trafficato anche nei mesi estivi) è sicuramente il momento migliore per partire. In alternativa, per gli amanti della quiete, i periodi migliori restano la primavera e il mese di settembre. Le temperature estive spesso superano i 30°C e in alcuni tratti interni, quelli più brulli, si sfiorano i 40°C.
Ottima la manutenzione delle strade principali: quelle che dalla costa risalgono verso l’interno e quelle dell’entroterra sono panoramiche e ampie: il top per i motociclisti.
Anche in alta stagione non è difficile reperire alloggi con pochi euro. Non vi è la cultura della colazione inclusa nei vari B&B o affittacamere, ma i costi bassi dei prodotti ai supermercati locali ti consentono di reperire tutto il necessario per procedere in autonomia con un angolo cottura a disposizione.
Per mangiare vi è ampia scelta: vi sono fast food di ogni genere (anche etnici) che offrono grigliate di carne locale, kebab o piatti di formaggi a basso costo; ristoranti sul mare che offrono un pesce discreto con prezzi medi da 20/40 euro a persona. Nell’entroterra i costi si riducono ulteriormente e trovate konobe (taverne) che offrono prodotti autoctoni a prezzi stracciati.
Ridotti sono anche i costi per accedere agli stabilimenti balneari, sempre belli e ben organizzati. Il mare è uno spettacolo. Le spiagge di rena si trovano già a partire da Budva, anche se quelle migliori sono verso Ulcigno, al confine con l’Albania.
La polizia è presente sul territorio anche se non particolarmente invadente e comunque sempre ben orientata nei confronti dei turisti: anche questa è accoglienza.